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SHAMSHU SUBRAMANI
Il senso umoristico (e un pò buddistico)
del non essere
di RINO CERRITELLI
Edizioni Scripta Volant
luglio 2021
Come possiamo definire intelligente un uomo privo di quello che alcuni chiamano buon senso e altri, per sottrazione, assenza di idiozia? E come può considerarsi evoluto un essere che non si fa la doccia ma lava l’auto, che si mette i guanti dal verduriere per non contaminare verdure Ogm e che fa le scale mobili per recarsi in palestra? A cosa serve contrarre mutui per arredare casa che tanto per allestire un loculo bastano due ceri e un vaso e che persino Cheope non è riuscito a godere di tutti confort che s’era messo nella sua piramide? È l’illusione che tutte le cose siano permanenti - inclusi la paura di morire, i cattivi odori e i sermoni stracciapalle – a renderle così impermanentemente ridicole? È una provocazione ipotizzare che il buddismo sia la rappresentazione umoristica di tutte le religioni? E in che modo un uomo potrebbe altrimenti raggiungere il nirvana e far perdere le proprie tracce al karma che, come è risaputo, tende a pedinare ossessivamente le persone in ogni ciclo del samsara? Shamshu si spinge oltre i limiti del pensiero, fino a ipotizzare che l’Essere è un’apparenza del Non Essere, che tutte le cose hanno un’anima e che non ci può essere alcun insegnamento spirituale senza l’umorismo. L’unica forma di saggezza in grado di farci capire quanto il nostro agire sia vano e superfluo commisurato al movimento perenne degli astri celesti, all’espansione incontrollata dell’universo e agli aggiornamenti automatici dei nostri pc.
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